Siamo nati nell'anno dell‘11 settembre, il nostro primo anno è stato accompagnato dalla crisi finanziaria, e l’ultimo dal riscaldamento globale, e ora il Covid 19. Facciamo parte della cosiddetta generazione Z: cresciuti con il boom di internet e dei social netwoork. Sempre etichettati come sfaticati, nullafacenti e irresponsabili, abituati a chattare per ore, ad usare più emojie che parole, e chiamate interminabili su Facetime. Ma è proprio ora che capiamo quanto sia importante il contatto fisico con la realtà. Ci mancano le nostre abitudini, i nostri amici, ma anche la scuola. Eh sì, proprio la scuola. La nostra quotidianità è stata travolta da questo virus, che ci sta portando via questi ultimi mesi della nostra adolescenza. Non avremo più la possibilità di attraversare quei cancelli, di camminare nei corridoi, di entrare nelle classi e di annoiarci seguendo le lezioni dall'ultimo banco. Eravamo felici di stare a casa, all'inizio, ma poi pensandoci su, abbiamo capito. È proprio ora che capiamo quanto sia triste non poter più festeggiare, fare assemblee, e perdere tempo nei corridoi con i nostri amici. È a scuola che ci siamo conosciuti, diventando un gruppo sempre più unito. Molti di noi sono partiti per un Erasmus, qui hanno conosciuto tanti nuovi amici con cui ora si possono vedere solo in modo virtuale. Altri erano in attesa di partire, strafelici per essere arrivati tra i primi in graduatoria, già proiettati verso il loro mese meritato con una borsa europea che purtroppo dovranno rimandare. Abbiamo creato amicizie, amori, legami importanti e condiviso esperienze che custodiremo per sempre. Noi che siamo una generazione in continuo movimento, siamo ora costretti a fermarci. Cerchiamo di sfruttare questa situazione per trascorrere più tempo in famiglia, per riflettere e per coltivare le nostre passioni. Noi non siamo come il mondo ci etichetta, siamo intraprendenti, maturi e profondi, siamo i futuri cuochi, baristi, insegnanti, pasticceri, nutrizionisti e imprenditori. Dobbiamo però restare positivi in questi momenti difficili, perché supereremo il tutto INSIEME, e ci ritroveremo a festeggiare recuperando tutto il tempo che ci è stato portato via. Per questo oggi vi invito, a voi che avete ancora la possibilità di entrare in quei cancelli, di ridere e litigare con i professori, di fare nuove amicizie e di trovare nuovi amori, a GODERVI tutto questo che la maggior parte delle volte definiamo ‘noioso‘. Vi invito a partire per un Erasmus voi che potete, non tiratevi indietro mai, non rinunciate alle prospettive che avete e cercate sempre di impegnarvi per ottenere ciò che volete. Non sottovalutate le possibilità che avete, non rinunciate mai ad esse perché potrebbero non ritornare.
Perché a volte la vita prende una svolta che nessuno di noi si aspetterebbe mai. E purtroppo non si può tornare indietro. Godetevi la scuola e questi ultimi anni di adolescenza, perché una volta usciti da quel ‘carcere‘, come lo definiamo noi studenti, sarà tutto più difficile, tutto diverso, tutto più grande di noi. Non saremo più valutati da una verifica o da un‘interrogazione, ma saremo valutati sulle capacità, nei modi di fare, e sulla serietà. Saremo valutati solo e soltanto sulla gestione della nostra vita. E la scuola e l'Erasmus ci insegnano a vivere, ci preparano a tutti i giudizi che sentiremo usciti da quel mondo che, fondamentalmente, ci ha protetto per tanto tempo. Quindi vivete ogni giorno come se fosse l’ultimo. E vivete la scuola e l'Erasmus come dei bellissimi luoghi di ritrovo e di crescita. Ma noi studenti, ma forse un po' tutti, siamo cosi, un po' cocciuti, e ci accorgiamo dell‘importanza delle cose, solo dopo averle perse.
Luna
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